elimination communication con i gemelli

Twintervista a Simonetta, twins-mamma che ha scelto l’elimination communication per suoi gemelli Gabriele e Samuel, 8 mesi.

Oggi facciamo due chiacchiere con Simonetta, mamma di Gabriele e Samuel, due gemelli dizigoti di 8 mesi.
Simonetta è una mamma dalle mille risorse, chiacchierando con lei ho scoperto un territorio inesplorato – sono fuori dal giro da un po’- : l’elimination communication, cioè il lasciare i bambini senza pannolino fin da quando sono piccolissimi. Questo significa che i genitori devono imparare a capire il loro linguaggio e i loro segnali, mentre i piccoli devono abituarsi da subito all’utilizzo del vasino o del WC. Possiamo immaginare che con due non sia un’impresa semplice, quindi doppi complimenti a questa super mamma, che ci racconta la sua esperienza e la sua gemellitudine…

Come avete reagito quando avete scoperto di aspettare due gemelli?

Io sospettavo già che fosse una gravidanza gemellare, dal numero elevatissimo delle beta. Ero stata in sala operatoria, già due volte nel gennaio 2015, e ci sarei finita per la terza volta per un taglio cesareo ad ottobre dello stesso anno! Per cui ero felice e poco sorpresa, dopo anni e anni che cercavamo un figlio; mio marito invece era scioccato e spaventato, soprattutto temeva che fossero più di due 😉

Com’è stata la gravidanza?

E’ stata bellissima. Una gravidanza fisiologica. Quelle rare volte in cui ebbi la nausea ero felice. Amavo tutto di quella gravidanza tanto attesa, ogni minimo sintomo. Non ero mai stata così in forma come in quei 9 mesi… pelle bellissima, mi addormentavo continuamente e ai risvegli mangiavo come se non ci dovesse essere un domani: sono sempre stata una buona forchetta, ma mai come in gravidanza, avevo un appetito formidabile! Presi 19 chili alla fine ed ero tutta pancia.
Le ultime settimane ebbi dolorosi crampi alle gambe, che si risolsero col magnesio. Non percepii mai una contrazione.

Ci racconti il giorno del parto?

Gabriele si era messo di traverso, quindi, seppure Samuel fosse cefalico e incanalato, la primaria non ebbe altra scelta che programmarmi il taglio cesareo (aveva sperato fin quasi all’ultimo in un parto naturale). Il 5 ottobre era un lunedì, per cui fui ricoverata di domenica pomeriggio. Io sarei dovuta essere la prima a partorire l’indomani. Purtroppo non fu così, a causa di una flebo che non fece il suo dovere, il liquido era lentissimo a scendere, così, da che sarei dovuta entrare per le 8:00 in sala operatoria, entrai tardissimo e partorii Samuel alle 13:34 e Gabriele alle 13:37. Samuel mi fu subito mostrato e smise di piangere appena mi vide. Mi tolse il fiato vederlo, era la visione più bella della mia vita! Gli diedi un bacio sul nasino e fu portato via.
Gabriele invece non mi fu mostrato subito, tutto quello che conobbi di lui per quel giorno fu la sua vocina disperata: voleva restare nella pancia!
Lo staff si focalizzò su di me perché stavo perdendo molto sangue (in seguito mi fecero una trasfusione con due sacche di sangue e ne approfitto per ringraziare chi dona: io ho sempre desiderato farlo, ma non mi è mai stato possibile a causa dei miei valori); fui dunque riportata in sala travaglio, dove rimasi fino a notte, dolorante e in lacrime, perché mai mi sarei attesa così tanto dolore fisico, soprattutto ai controlli delle ostetriche, le quali venivano a schiacciarmi la pancia per verificare che tutto fosse apposto. Le urla delle partorienti erano nulla in confronto alle mie!
Mio marito per fortuna era lì con me a tenermi la mano: era entrato col sorriso, trasfigurato dalla felicità per la nascita dei nostri figli, e quello stesso sorriso gli svanì dal volto appena mi vide, la prima cosa che mi disse fu “Hai le labbra dello stesso colore del viso” (sono notoriamente pallida, di quel pallore che porta la gente a chiedermi “Ma sei davvero così bianca?”). Speravo di riuscire a vedere Gabriele, chiesi a più riprese come stavano lui e Samuel e tutti mi tranquillizzavano. Poi vidi le foto: i miei figli stavano bene, nulla contava più di questo. E non vedevo l’ora che fosse l’indomani per conoscere Gabriele e rivedere Samuel.
Seppi poi che, al momento del taglio cesareo, Gabriele si era sì girato, mostrando il sederino a tutto lo staff! 🙂

Allattamento al seno, artificiale o misto?

Allattamento misto, col senno di poi, tornassi indietro, farei solo artificiale, come avevo pensato di fare durante la gravidanza. L’allattamento al seno fu drammatico, Samuel lo detestava, non ne voleva proprio sapere, ogni volta attaccarlo era una guerra. Una volta a casa, fu difficilissimo attaccarli entrambi. Vederli perennemente affamati e il non avere un aiuto in casa (sono orfana, mio marito impiegato, gravava tutto sulle mie spalle, incombenze domestiche comprese) mi fece finalmente decidere, all’alba dei loro 3 mesi, di smettere definitivamente di allattarli al seno e passare del tutto al biberon: fu bellissimo, una liberazione!

Com’è la tua giornata tipo?

I miei figli sono, per fortuna, due dormiglioni, quindi non ci alziamo quasi mai presto. Tra le 9:30 e le 10:00 fanno colazione, dopo il cambio pannolino, con il latte; raramente fanno merenda a metà mattina, proprio perché si svegliano tardi; quindi pranzano, prima uno poi l’altro, a metà pomeriggio spuntino ed infine, verso le 20, cena.
In pratica passo la mia vita a cucinare! Sono due mangioni, oltre che dormiglioni, e apprezzano quasi tutto quello che preparo per loro, in particolar modo il pesce (d’altronde sono figli di una salentina!).
Inoltre, per quanto riguarda la loro igiene, ho scelto di usare, seppur parzialmente (clima lombardo permettendo), i pannolini lavabili, quindi le mie giornate si dividono tra fornelli, lavasciuga e stendino.
Negli ultimi mesi, per puro caso, ho iniziato a fare elimination communication parziale, senza nemmeno sapere che esistesse, ma finora ho avuto successo quasi unicamente con Samuel.
La cena per noi la preparo di mattina, così quando mio marito arriva la sera, è tutto pronto. Naturalmente prima ci occupiamo dei bambini, per cui non di rado capita che la cena avvenga sul tardi, ma a questo sono abituata sin dai tempi in cui vivevo in Puglia, più che altro si è dovuto adattare mio marito.
Ora che i bambini hanno 8 mesi e mezzo e gattonano (Samuel da pochi giorni si mette proprio in piedi) da circa 3 settimane ho qualche difficoltà in più nella gestione, ma per il momento me la cavo ancora! Quei rari momenti in cui non mangiano, giochiamo tutti e tre assieme sul tappetone, oppure ci facciamo le coccole, che è decisamente la nostra attività preferita!

Sono fuori dal giro…cos’è l’elimination communication?

Ecco, è appena successo! Samuel chiama, io lo porto subito sul wc! Fa tutto nel water, il pannolino usa&getta non lo sopporta, lo irrita, in tutti i sensi, non solo a livello di cute.
Sarà che mia mamma era tanto felice e fiera di sé per aver usato con me i pannolini lavabili (sarebbe stata una grande nonna), sarà che vedevo mio figlio innervosirsi con il pannolino, sta di fatto che un giorno, senza nemmeno sapere che esistesse l’Elimination Communication, mi sono detta “Lo metto sul water “. Beh funzionò! Lui sorrise beato, come a dire “Finalmente la mamma ha capito!”; all’inizio (cioè dal 5° mese) si scaricava soltanto, dall’8° mese anche pipì, e anche per quella ho ascoltato i suoi segnali. Siccome ho due figli molto lunghi e pesanti (e io sono uno scricciolo), ho avuto l’idea di lavarli nel bidet, così posso inginocchiarmi sul pavimento e non rischiare che mi cadano… insomma, un giorno metto Samuel nel bidet e lui inizia a parlarmi, accigliato, nel suo linguaggio “mmm mmmm”, mi si è accesa la lampadina e l’ho messo sul water; solito sorriso beato e tanta pipì.
Oggi Gabriele mi avvisa di averla fatta 😉 invece Samuel usa il linguaggio, un particolare mugolio (non so come altrimenti definirlo), per dirmi “Portami sul water”, e funziona! La difficoltà è che se sono presa con il gemello, non posso portarlo subito. Mi addolora sempre molto non poter rispondere subito alle esigenze di uno dei due.

Vestiti uguali o diversi?

Assolutamente diversi! Ci sono colori che stanno meglio a Gabriele, altri che stanno meglio a Samuel, e persino modi di vestire che rispecchiano di più le loro rispettive personalità in erba!

Qual è la domanda più assurda che ti hanno fatto sui gemelli?

Mi è stato chiesto se sono nati lo stesso giorno “perché sa, Gabriele sembra più grande di età!”

Cosa significa per te Gemellitudine?

Significa imparare assieme a loro il significato (scusa il gioco di parole) della parola “condivisione”. Vedo ogni giorno quanto non sia facile per Gabriele e Samuel condividere la loro mamma (e tutto il resto: ognuno di loro vorrebbe il piatto dell’altro).
Una sera, a cena con ospiti, ho dovuto tenere Gabriele in braccio e Samuel (che generalmente adora gattonare) è rimasto tutto il tempo della cena sdraiato sulla schiena, sotto la mia sedia, a fissarmi in silenzio. Io li chiamo amorevolmente “le mie cozze”!

Un consiglio per una futura mamma di gemelli?

L’organizzazione è tutto e salva la vita! Inoltre, ho fatto mie le parole del primario di pediatria al corso pre-parto

Una mamma ha tutte le risposte dentro di sé”: fidatevi del vostro istinto materno e non sbaglierete nemmeno quando sbaglierete!

 

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