Parto cesareo: la mia verità
Sto per svelarvi la verità sul parto cesareo, la mia verità, ma qualcosa mi dice che è la verità di molte altre mamme.
La mia è stata una gravidanza gemellare monocoriale biamniotica. In questa tipologia di gravidanza gemellare il parto naturale è meno frequente rispetto a una bicoriale biamniotica ma, se le condizioni di salute della mamma e dei gemelli lo consentono, non è impossibile o da escludere a priori.
Desideravo fortemente far nascere le mie bambine con parto naturale.
Avrei fatto qualunque cosa.
Non mi ha fatta desistere neppure la necessità di indurre il travaglio, né i racconti di contrazioni molto ravvicinate e molto intense, o l’idea di dover fare doppiamente fatica.
C’erano tutte le condizioni per fare un tentativo e il mio ginecologo non sollevò obiezioni.
Ovviamente la salute delle mie bambine aveva la priorità su tutto e, se durante il parto si fosse presentato il minimo problema – coi gemelli niente è mai minimo! – avremmo fatto un cambio di rotta.
Effettivamente le mie twins non si impegnarono a sufficienza e, dopo una giornata di lavori, i medici decisero di procedere con il taglio cesareo.
Non era il primo intervento a cui venivo sottoposta, quindi sapevo bene a cosa andavo incontro, ma fu la decisione migliore per il bene delle mie bambine.
Cosa significa fare un parto cesareo?
Qualcuno crede che il parto cesareo sia la strada più facile da percorrere per diventare madre e che non si possa considerare un vero parto .
La verità è che il cesareo non è una scelta che può fare la mamma e di certo non semplifica la vita.
A volte non è neppure la medicina a decidere: troppo spesso ignoriamo che anche gli esserini che alloggiano dentro di noi devono fare la loro parte e non sempre decidono di collaborare.
Il cesareo è un intervento chirurgico che, per quanto possa risparmiarci le pene di un travaglio, comporta un recupero post-parto molto più lento.
Oggi, per evitare conseguenze a livello circolatorio, si tende a rimettere le neomamme in piedi il giorno stesso, nonostante la flebo, il catetere, le perdite ematiche e la debolezza. Insomma non c’è tempo per riposare dopo l’operazione.
L’utero si rimette in sesto con le stesse contrazioni di un parto naturale e il dolore dei morsi uterini si somma a quello della ferita.
Inoltre la stanchezza post-intervento può ritardare la montata lattea.
Con una ferita nella pancia e i punti che tirano, con quanta facilità ci si può alzare dal letto, prendere in braccio due neonati che piangono nel cuore della notte, allattarli, lavarli, cambiare pannolini, gestire una famiglia e mandare avanti una casa?
Sfido chiunque.
Molte mamme vivono il cesareo come un fallimento. E spesso sono proprio le altre mamme ad alimentare i pensieri negativi, perché purtroppo c’è poca solidarietà e troppa competizione.
Ci hanno provato a farmi sentire meno mamma per questo, ma non ci sono riusciti.
E’ stato difficile da digerire ma non ho mai vissuto il parto cesareo come un sconfitta personale e non mi sono mai sentita una mamma di serie B.
In anestesia totale non ho visto nascere le mie figlie, non ho sentito il loro primo pianto e non ho potuto abbracciarle subito per consolarle.
Non ho potuto trasmettere loro la stessa sicurezza e lo stesso calore che avevano quando erano nella mia pancia.
Siamo state private di momenti che non potranno mai esserci restituiti, ma non ne avevo colpa e non avevo certo bisogno di qualcuno che me lo ricordasse in continuazione.
So di non avere avuto scelta e di avere fatto tutto il necessario per il bene delle mie bambine: è questo che ha fatto di me una mamma, non certo il tipo di parto con cui sono venute al mondo!
Mamme, dobbiamo essere fiere noi stesse, dei sacrifici che facciamo per i nostri figli ma anche della nostra imperfezione, che ci ricorda quotidianamente che siamo umane. Anche se siamo diventate mamme.