Gemelli 2.0: gemellitori a confronto tra ironia e solidarietà
Quando ero in attesa delle twins, ho passato intere giornate cercando online informazioni sui gemelli e sulla bi-genitorialità.
Purtroppo allora – non parliamo di quando si stavano estinguendo i dinosauri – esistevano pochi siti e un paio di forum dove si trovava qualche informazione scientifica e qualche racconto di altri genitori di gemelli, ma mancava la possibilità di entrare in contatto diretto con gli altri, confrontarsi e ricevere una risposta immediata a tutte le domande.
Poi è arrivato Mark e, parallelamente ai gruppi Facebook per cuochi provetti e non, casalinghe disperate, amanti dell’uncinetto e seguaci di Beautiful, sono nati anche quelli dedicati ai gemelli.
Si tratta per lo più di community gestite da mamme che si rivolgono ad altre mamme (come il mio gruppo Gemellitudine che ormai conoscete), che si confrontano tra loro e si pongono domande del tipo “ma quando inizieranno a dormire tutta la notte?” “quando la smetteranno di menarsi?” “quando potrò riprendere finalmente in mano la mia vita?”.
Anche se a tutti verrebbe spontaneo dare sempre la stessa risposta “quando avranno trent’anni e andranno a vivere in un’altra casa”, si cerca di suggerire tempestivamente soluzioni più a breve termine, ci si sostiene moralmente a vicenda e si mette la propria esperienza a disposizione degli altri.
Tra i gruppi dedicati ai gemelli, ce n’è uno che si distingue per più di una particolarità: Gemelli 2.0
A differenza degli altri, Gemelli 2.0 è un gruppo aperto sia alle mamme che ai papà di gemelli, meglio noti come gemellitori, che si danno appuntamento ogni giorno sul web per parlare di figli ma non solo.
Il frontman di Gemelli 2.0, nonché fondatore, è il simpaticissimo Cristian, papà separato ma superpresente nella vita dei suoi gemelli, che ogni giorno strappa sorrisi e lacrime ai membri del gruppo, lasciando sempre spazio a riflessioni costruttive.
Lo affiancano in questa virtuale impresa altri 5 gemellitori: Chiara (cofondatrice), Michele (cofondatore), Pamela, Giovanna e Tamara. Oltre ai gemelli, hanno tutti in comune l’autoironia con cui affrontano le giornate, la voglia di sostenere gli altri genitori ma anche il desiderio di fare del bene raccogliendo fondi da destinare a chi ne ha più bisogno.
Ma conosciamoli meglio questi sei instancabili gemellitori…
Cristian, papà di Giovanni e Sebastiano, 4 anni.
“Ciao, sono Cristian, papà di Giovanni e Sebastiano. Come tutti i penemuniti non so se sono bi-bi, doppia G, carpiati o in fila per tre col resto di due. So che dalla lettura del test ho cambiato idea su cosa sia realmente essenziale nella vita.
Sono uno dei tanti genitori separati che cerca di non far mancare nulla ai propri figli. Giornate piene, impostate per dedicare più tempo possibile a loro, minuti contati e sempre di corsa.
Ho la fortuna di avere un buon rapporto con la mamma e nonostante la separazione vivo la quotidianità dei bimbi, raggiungendoli la mattina a casa: sveglia, colazione, vestizione e recapito all’asilo.
La sera, finito di lavorare, di nuovo insieme con la solita routine che passa dai giochi al bagnetto, la pappa e alla fine l’allettamento … Dopodiché torno a casa mia, stanco ma appagato.
Insomma un mammo a tutti gli effetti, mi ritengo fortunato, apprezzo ogni piccolo miglioramento e nonostante la fatica per gestire tutto faccio sempre il massimo.
Gemelli 2.0 è anche questo: cercare di far capire ai padri che ci si separa dalle mogli e non dai figli, dare esempio di quanto sia importante il dialogo con la madre.
E’ un percorso difficile fatto di rinunce ma si può fare!
Dicono che una formica non possa cambiare l’andamento delle cose, per fortuna sono una formica di 90 kg e qualcosa muovo!
Ogni volta che accogliamo un padre nel gruppo è un successo personale!
Come avrete capito sono anche un eccelso grafomane e attraverso il gruppo racconto aneddoti giornalieri cercando di condirli d’ironia e allo stesso tempo dando spunti di riflessione! Trattare argomenti delicati con una spolverata di sorriso rende tutto più piacevole.
Gemelli 2.0 è un po’ come un bimbo piccolo, ha bisogno di cure e molto lavoro, uno nemmeno può immaginare quanto!
Per fortuna ho 5 amici che hanno assecondato la mia pazzia e insieme stiamo creando qualcosa di veramente valido.
Siamo partiti quasi per scherzo, ora siamo coesi e uniti, volenterosi di dare più aiuto possibile ai gemellitori!”
Pamela, mamma di Mya, 8 anni, e di Samuele e Desirèe, 5 anni.
“Sono Pamela, mamma della principessa Mya e dei gemelli Samuele e Desirèe. Sposata da 8 anni con un meraviglioso marito e papà, Simone. Insieme ci supportiamo e sopportiamo tra gli alti e bassi dell’essere famiglia.
Sono sempre stata una di quelle a cui i bambini non piacevano molto, gli amici mi schiaffavano in braccio i loro micro bimbi e loro sbavavano e piangevano e io non capivo come si potesse essere così orgogliosi di un cosino bavoso e piangente.
Poi è nata Mya e come l’ho presa in braccio e odorata ho realizzato che un amore così grande non pensavo potesse esistere e che non avrei mai potuto lasciarla sola. Quindi da subito ho rotto le palle a mio marito per dare un fratellino o una sorellina a Mya.
E niente, nell’indecisione ne sono arrivati due, dei cosini sbavosi e piangenti che ci hanno sconvolto la vita, sia a noi genitori che a Mya, appunto.
E’ stato un casino, soprattutto i primi 2 anni, un casino assurdo tra poppate notturne, denti in uscita, malattie di ogni tipo che la primogenita ci portava allegramente a casa. Son passati però 5 anni e ora stiamo bene, siamo felici e ci amiamo. Insomma, sembra la famiglia del Mulino Bianco, ma non è proprio così, anzi”.
Tamara, mamma di Anna, Giulia e Marialaura 4 anni.
“Sono Tamara, 38 anni, mamma di Anna, Giulia e Marialaura, bergamasca di origine, ligure di adozione.
Sono un’infermiera libera professionista, che ama moltissimo il suo lavoro e che prima delle piccole dedicava a esso moltissimo tempo ed energie.
Ad un certo punto intorno ai 28 anni mi è scattato il trigger “voglio un bambino”, come se improvvisamente mi avessero inserito un chip nel cervello che martellava e mi svegliava nel cuore della notte facendomi aggredire mio marito al grido di “Non abbiamo neanche un bambino!”.
Alla fine di un viaggio lungo e intricato tra centri poco seri, inseminazioni andate male, cure ormonali destabilizzanti e aspettative continuamente disattese sono arrivate loro: i miei tre uragani d’amore, portatrici sane di caos, sporcizia, germi superfetenti, moccio verdastro, ma soprattutto di sorrisi.
Mi hanno insegnato quel che mi mancava nella vita: il lasciar andare, il relativizzare tutto, perché tutto, dal bene al male che mi arriva da fuori, passa in secondo piano rispetto al loro esserci e al loro riempirmi la vita.
Avere tre gemelli è una continua sfida e la sensazione di essere la sola a doverla affrontare è stata compagna fedele delle mie giornate, finché non ho scoperto Cristian con il suo gruppo di gemellitori.
La mia prospettiva è cambiata: non sentirsi da soli nel difficile, sapere che qualcuno possa capire esattamente quando parli del tuo vissuto, ricevere appoggio e “tips & tricks” sul devastante mondo dei gemelli mi ha letteralmente salvato dalla solitudine e dalla sensazione d’inadeguatezza.
Così quando i 5 admins di Gemelli 2.0 mi hanno chiesto di entrare a far parte dell’equipaggio operativo ne sono stata prima di tutto onorata ed entusiasta.
Quello che più mi piace è il tono di questo gruppo: in un mondo dove tutti devono dire la loro prevaricando l’altro, con poco rispetto delle idee altrui, qui si trova sempre vero confronto senza pregiudizio, consapevoli del fatto che il genitore sia un ruolo difficile ma anche creativo, dove non c’è un modo sbagliato e uno giusto per esserlo ma solo dei modi alternativi di amare ed educare.
Amo questo gruppo, è una grande e caotica famiglia allargata. Perché famiglia è amore, rete di sostegno, un posto in cui tornare sempre, luogo di confronto e conforto, e può essere anche la camera caritatis dove si possono prendere delle tirate di orecchie a fin di bene senza sentirsi per questo sminuiti”
Michele, papà di Teresa e Diego, 2 anni.
“Presente! Sono l’altro cromosoma Y del gruppo, mi chiamano Michele e, ogni volta che succede, mi giro o grugnisco, insomma dò sempre soddisfazione.
Son fatto così, ci tengo.
Una mattina di maggio del 2014 mia moglie Valentina mi sveglia in anticipo (avevo fatto il turno di notte) dicendomi: “Ti devi alzare”, o meglio lei disse: “Forse è meglio che ti alzi”; ma nella mia percezione resta la prima frase.
Test positivo. Gioia mista alla preoccupazione di non essere un buon padre: troppo orso, troppo poco empatico. Per fortuna ho accanto la migliore donna del mondo, pensai allora, e sottoscrivo anche ora.
8 giorni dopo si sente un po’ strana e fissa una visita anticipata con il ginecologo. Mi lascia in sala d’attesa (in caso di notizie brutte avrebbe preferito preservarmi dall’impatto diretto) e da quel poco che sento io, sembra se la ridano, lì dentro. Sono usciti e hanno fatto ridere anche me.
Teresa e Diego il 9 gennaio 2015 mi hanno fatto entrare a pieno titolo nell’universo parallelo della genitorialità gemellare, stravolgendomi la vita, anzi togliendomela dalle mani e sapete una cosa? Adesso è molto meglio di prima, adesso ha un senso profondo e pieno.
Mi avvio a rapide falcate (troppo rapide, che qualcuno intervenga, per favore!) verso i 600 mesi – cinquant’anni cazzo! – con l’unico rimpianto di non averli fatti prima, ma non posso incolpare nessuno tranne me, quindi è meglio se vado avanti.
E avanti significa che qualsiasi cosa prende un senso diverso, che loro sono perfetti come tutti i figli lo sono, angeli e demoni, portatori sani di stupidera e felicità immotivata, devastanti fisicamente e anche emotivamente, ma con valenza opposta, affetti talvolta da fastidite acuta e cronica insieme, come adesso che scrivo e si sono svegliati dopo solo un’ora di pisolo pomeridiano (ma non dormivano due ore e mezza filate?) e sono storti come due ganci (e ci credo figlioli, avete sonno…)
Ma torniamo al gruppo, al terzo figlio, quello scemo.
Mi riferisco ai miei compagni di viaggio, cinque pazzi (sei con me) con un’idea meravigliosa in testa: creare e fare crescere un luogo virtuale popolato di persone reali che fanno cose concrete, tangibili e utili al prossimo, a partire dai consigli su come cambiare molto velocemente un pannolino, perché poi ce n’è a ruota un altro (io lancio in aria il gemello di turno e quando torna giù è pronto, ma bisogna avere i soffitti alti), fino a produrre gadget attraverso i quali raccogliere fondi da destinare a chi ne ha più bisogno.
In mezzo, per quanto attiene ai miei compiti più specifici, c’è il regolamento; l’anarchia è molto romantica ma da gestire lo è meno. E allora il regolamento, i paletti entro i quali esercitare il civile convivere, l’educazione nei toni, interventi costruttivi e non distruttivi e sopra ogni cosa la madre delle regole: i medici devono fare i medici, da noi non trovano cittadinanza i luminari del web, gli urlatori, i complottisti delle scie chimiche e neanche quelli contro le lobby.
Il nostro spazio è aperto al confronto civile e rispettoso dell’altro, con una particolare predilezione per l’ironia e (soprattutto) l’autoironia; astio e livore li lasciamo al resto del web, che spazio ce n’è.
Come riesco (come riusciamo) a trovare il tempo di fare tutto, francamente lo ignoro anch’io, forse l’essere scemi aiuta, forse abbiamo capito che siamo diventati più amici di quanto preventivato, forse stiamo diventando una famiglia con sei cognomi sul campanello e più di tremila ospiti in casa… sembra una cosa da pazzi, mi piace”.
Giovanna, mamma di Lorenzo, Federico e Karol, quasi 5 anni.
“Sono Giovanna, una delle due bergafemmine del gruppo, mamma di Lorenzo, Federico e Karol. Questa è un po’ la mia storia…
Ho sempre sognato sin da piccola di sposarmi con il pancione, mi vedevo come una balenottera bianca svolazzare qua e là con l’anello al dito. Mi sono sposata con Marco nel 2008 ma, né prima né dopo il matrimonio, questo tanto desiderato bambino arrivava.
Volevo tre figli e il giorno in cui trovammo una casa con quattro stanze da letto decisi insieme a Marco di comprarla, era fatta su misura per noi.
Niente, questi benedetti figli ancora non arrivavano e decidemmo di rivolgerci al centro PMA di Bergamo per cercare di realizzare il nostro sogno. Ecco che al secondo tentativo di fecondazione le tre stanze da letto furono prenotate subito: in arrivo non c’era uno, nemmeno due, ma ben tre marmocchi!
Da subito abbiamo accolto questa “inaspettata” avventura un po’ come un gioco; nonni, zii, fratelli, cugini… tutti erano preoccupatissimi, tutti tranne noi ed è stata la nostra fortuna.
I nostri figli ci hanno riempito la casa, la vita e il cuore di amore; credo che come in ogni situazione non si possa capire cosa significhi essere gemellitore non essendolo: è una continua corsa contro il tempo, è un vortice che ti trascina dentro e tante volte non si ha nemmeno il tempo di pensare a cosa sia meglio fare, perché di tempo per pensare non ce n’è.
Quando però la sera, dopo averli allettati, stai sulla porta a guardare quanta vita avete creato, ti senti mancare il fiato dall’immenso amore che riesci a provare.
Gemelli 2.0 è una grande famiglia, è il mio focolare, ho trovato veramente il pezzo che mancava per completare i miei affetti.
Mi è sempre piaciuto aiutare gli altri e noi di Gemelli 2.0 aiutiamo davvero tantissime persone: aiutiamo chi è all’interno del gruppo ma grazie alla vendita dei nostri gadget aiutiamo anche gente bisognosa fuori dal gruppo.
Abbiamo portato a buon fine molti obiettivi, come l’adozione a distanza di Justin Falo, un aiuto economico alla madre di gemelline affette da SMA, abbiamo inviato giocattoli ai bambini terremotati del Centro Italia, inviata una notevole donazione all’associazione Child Care World Wide per un progetto pediatrico in Etiopia e non abbiamo intenzione di fermarci perchè fare del bene ci fa stare bene”.
Chiara, mamma di Leonardo, 3 anni, e Giacomo e Sofia, 19 mesi
“Sono Chiara e ho 33 anni, abito a Vicenza da quando sono nata e di professione sono infermiera.
Nel 2014 ho iniziato l’avventura da monogenitore di Leonardo; un pupo straordinario che mangiava dormiva e cagava, lineare routinario e impeccabile nel non farci perdere mezza notte di sonno.
Sconvolti da cotanta beltà abbiamo detto “proviamo ad avere il seco…” neanche in tempo a finire la frase che le beta erano già in aumento. Ma non così tanto secondo i medici, non sapevano se…
Porca miseria la prima ecografia, non me la dimenticherò mai. Giuro. Il mio compagno in piedi e io sul lettino, il dottore che guarda e fa “eccolo l’abbiam trovato!” la mia risposta è stata: “non mi dica che è maschio perché volevo la femmina”, sapete la coppia maschio/femmina ed era tutto perfetto: i croissant caldi la mattina, la colazione a letto appena svegli con l’alito che sa già di menta.
Poi le tremende parole “ma… ma qua ce ne sono due” ho guardato l’eco e ho capito che non scherzava, ho iniziato a piangere disperata, gli ho detto urlando (e ora me ne vergogno) “dottore ne tolga uno”.
Erano lì attaccatissimi al mio utero come due gremlins a una barretta di cioccolato a mezzanotte e un minuto. Il mio compagno rideva, pensava scherzasse… Pensava… Quando si è reso conto, avete presente i gargoyles a notre dame? Ecco peggio.
Il 14 agosto 2015 nascono Giacomo e Sofia e inizia il calvario su e giù dalla TIN di Vicenza, un reparto che sarà una seconda famiglia per noi anche se siamo rimasti lì non molto.
Non so come descrivere il primo anno… Forse un universo parallelo nel quale, come in un videogame, devi affrontare solo i mostri: coliche, risvegli notturni, infiniti risvegli notturni, intolleranze al latte, stipsi e poi il mostro più grande… Una bruttissima polmonite che si è quasi portata via uno dei gemelli.
Da lì è come se qualcuno mi avesse presa e sguarattata come lo champagne a Capodanno. Ci siamo ripresi, tutti. Mi sono risvegliata come da un incubo, ma in pochi capivano le nostre frustrazioni, i nostri pianti e gli scleri.
Poi girando sui vari gruppi di Facebook ho trovato coloro che mi hanno fatta mozzo di una ciurma di pirati ubriaconi. E ne vado fiera, Cristian e Michele mi hanno reso partecipe fin dalla nascita di questo meraviglioso gruppo.
GEMELLI 2.0 la mia salvezza più grande… Il mio rifugio.
Non c’è giorno in cui io non apra il mio gruppo, il nostro gruppo. È come quando ti svegli e dai il buongiorno… Indispensabile.
Ho un carattere difficile, sono molto realista e terra terra, per cui potrei sembrare rude e cinica soprattutto quando si tratta di alcuni argomenti, in realtà basta poco per strapparmi un sorriso e, se posso, cerco di strapparlo.
Gemelli 2.0 per me non è solo un gruppo ma un progetto enorme che ci vede coprotagonisti di un sacco di progetti, dove i nostri membri sono i veri protagonisti e artefici di tutto, perché senza di loro tutto questo non ci sarebbe. Quindi grazie, infinitamente grazie”
Sono loro l’anima di Gemelli 2.0 e se, come mi ha detto una volta una persona, le buone radici fanno crescere piante sane e forti, vi lascio immaginare quante cose importanti riuscirà a fare questo gruppo di gemellitori.