Olga ci racconta com’è diventata mamma di due gemelli, combattendo contro una malattia, l’infertilità e la depressione post-partum
Il titolo di mamma si acquisisce nel momento in cui si mettono al mondo i figli ma sono sempre più convinta che quell’istante non coincida necessariamente con la maturazione della consapevolezza del nuovo ruolo.
Un ruolo che, per quando possa essere stato ambito e desiderato, può stravolgere l’esistenza, destabilizzare gli equilibri e togliere tutte le certezze.
Mamma Olga ha dovuto combattere due terribili mostri per acquisire il suo titolo, ma quando si è sentita davvero mamma per la prima volta? Ce lo racconta in questa intervista…
Nomi ed età dei twins?
Sono mamma di due gemelli dizigoti che si chiamano Leonardo e Damiano, hanno 5 anni e mezzo. È inutile dire che tra urla, risate e capricci sono la luce dei miei occhi…ma questo voi lo sapete già!
Ti definisci una “leonessa” non solo perché sei mamma di due gemelli. Ci racconti la tua storia?
Sono sempre stata una bambina prima, ed una ragazza poi, piena di energie e forza, e questo credo sia stata la mia “salvezza”.
A 24 anni mi crollò il mondo addosso. Mi ammalai ma nessuno sapeva di cosa. Mi spegnevo giorno dopo giorno. Raccoglievo sempre tutte le mie poche forze facendo buon viso a cattivo gioco, soprattutto per i miei, per mia madre che stava soffrendo enormemente.
Io sono sempre stata una leonessa, una combattente. Per spostarmi da un reparto all’altro i medici volevano usare la sedia a rotelle o l’ambulanza ma io le rifiutavo. Rimasi per 15 giorni nel limbo, pronta per la trasfusione, che riuscii a evitare lottando… poi finalmente la diagnosi.
La belva aveva un nome: morbo di Wilson.
Non c’è analisi per diagnosticarla perché è una malattia genetica rara, che dovrò combattere a vita ma che per ora riesco a domare… io sono una tipa tosta!
Non essendoci un’analisi specifica, se ne accorsero da una profonda visita oculistica, da cui si vide l’anello di kaiser flesher: un anello di colore verdastro che si forma intorno alla cornea e che fa capire che c’è rame accumulato nell’organismo. Io ringrazio il Signore perché era il terzo caso che il mio medico vedeva in tutta la sua lunga carriera e sapeva come trattarla.
Il morbo di Wilsons è una malattia che riguarda il fegato. I sintomi sono giallore e stanchezza a causa del mancato smaltimento del rame che si trova negli alimenti, con conseguente accumulo in tutti gli organi del corpo… occhi compresi.
Oggi come convivi con questa malattia?
Tra tutte le difficoltà Dio mi ha dato una malattia da poter combattere, che mi ha rafforzato come persona e come donna, e oggi anche come mamma.
Tengo costantemente d’occhio i miei bimbi, perché la paura che possano averlo anche loro è grande, ma finora è andato tutto bene.
Io faccio controlli continui tra analisi, ecografie e visite più o meno invasive. Prendo quotidianamente 8 compresse e dovrò farlo a vita. A oggi sono riuscita a portare i miei valori alla normalità ma ogni volta mi assale la paura per un possibile peggioramento con annesse conseguenze.
Sono due: come avete reagito?
Scoprire che erano due è stata sicuramente una sorpresa ma soprattutto un vero dono del Signore.
Mi dissero che non sapevano se avrei potuto avere figli. Quello mi sconvolse, perché con il mio ragazzo, ora marito, progettavamo una famiglia insieme.
Non avevo sentito di altri casi di Wilson con figli e non sapevo se fosse possibile curarsi in gravidanza, ma il desiderio e, ammetto, anche l’incoscienza furono più forti.
Ci provammo ma i figli non arrivavano. Scoprimmo di avere problemi di fertilità e dopo cinque anni di cure, analisi e visite, al secondo tentativo PMA (procreazione mediamente assistita), a trentadue anni restai incinta.
A cinque settimane ebbi delle perdite copiose scure. Mi assalì il panico.
Pensai che forse non era destino. Mi domandavo “ma tutta la mia lotta, la mia volontà, la fede e la fiducia nell’amore non mi hanno ripagata di nulla?”
Al mio arrivo al PS la ginecologa mi disse che cinque settimane erano poche perché potesse vedersi qualcosa.
Provò comunque a fare un’eco e mi disse “ecco signora: c’è una cameretta gestazionale!”
Io ebbi un tuffo al cuore ma non feci in tempo a gioire che aggiunse “anzi ce ne sono due!”
Di istinto misi le mani in viso e piansi di gioia. Io che sono sempre riservata, non trattenni la grande emozione.
Uscita da lì dissi a mio marito che era tutto OK ma di tenersi pronto perché erano due.
Lui è di poche parole ma i suoi occhi… i suoi occhi non li scorderò mai più: aveva due stelle che brillavano di gioia e mi disse con la sua solita pacatezza “te lo avevo detto che avremmo avuto dei gemelli!”
E’ vero… me lo ha sempre detto!😊
Com’è stata la gravidanza?
La gravidanza è stata stupenda, mai stata meglio in tutta la mia vita. Dovevo solo tenere sotto controllo un rene perché, sempre per un regalino del Wilson, era, ed è, rimasto troppo vascolarizzato.
Parto naturale o cesareo?
Il parto fu programmato a 37 settimane precise. Cesareo perché sono sempre stata un po’ in sovrappeso, nonostante fossi dimagrita molto prima di restare incinta e infatti presi solo 11 kg in totale.
Però, forse per via della mia patologia o non so cosa, negli ultimi venti giorni mi gonfiai molto.
A 37 settimane, giovedì 22 settembre 2011, nacquero i miei topi: Leonardo 2,570 kg e Damiano 2,300 kg.
Il loro pianto è stato il suono più bello che abbia mai sentito…quel giorno! poi un tormento continuo per i primi due anni e affievolito pian piano.
Il parto andò benissimo ma la perdita repentina del peso, dovuto al gonfiore, nei giorni successivi al parto, aggiunta alla mancanza di riposo (i bambini dormivano due o tre ore a notte alternate), è stata una delle cause della mia depressione post-parto.
La depressione post-parto esiste, ve lo assicuro! Poi passa e dopo la pioggia esce sempre il sole…ma la pioggia c’è!
Come hai superato la depressione post-parto?
La depressione fu orribile. Mi domandavo perché avessi voluto mettere al mondo due bimbi con tutti i problemi che incontreranno nella vita.
Vedevo tutto nero, finché un giorno salvai la vita a mio figlio Damiano! Allora forse mi sono data una scossa!
Stava letteralmente morendo in culla, soffocato da un piccolo rigurgito. Io riposavo e, quando mia madre e mia suocera se ne accorsero, lui non reagiva già più. Muoio a pensarci ora.
Le ho sentite gridare, sono scattata su e lo vidi in braccio a loro con gli arti ciondolanti, le labbra viola e gli occhi chiusi.
Sembrava morto.
L’ho strappato dalle loro braccia e in un attimo ho messo la mia bocca a coprire la sua e ho preso anche il nasino.
Stavo per soffiare per fargli la respirazione artificiale ma in un attimo ho agito d’istinto e ho aspirato più che potevo.
Quando l’ho sentito piangere, io sono crollata.
Tremavo da morire. Al PS ci dissero che stava bene ma lo hanno tenuto in terapia sub-intensiva per capire perché fosse successo.
Dopo circa venti giorni dissero che si era trattato solo di reflusso.
Ma lui stava morendo. Tremo ancora. Lì ho capito che erano miei, in senso viscerale. Perché i genitori sono due, è vero, ma la mamma ha un cordone invisibile e indistruttibile!
Vestiti uguali o diversi?
Li vesto sempre in modo diverso, anche se sono già diversi. Solo in alcune occasioni mi piace vestirli uguali, ma è successo pochissime volte.
Gemelli a scuola: stessa classe o classi diverse?
Stanno frequentando l’ultimo anno di materna.
Li ho messi in classi diverse e ognuno di loro è completamente indipendente dall’altro.
Alle elementari ho deciso di metterli nella stessa classe, per questioni di praticità, per seguirli nei compiti, per gestire le entrate o le uscite posticipate o anticipate e poi alle riunioni non dovrò più fare le corse per i corridoi – dove riconosci un’altra mamma di gemelli dalla curva che prende correndo per non perdere il turno –
Anche per le gite e le uscite in giardino, che ora sono un problema che genera conflitti tra loro.
La domanda più assurda che ti abbiano mai fatto sui gemelli?
Domande assurde sui gemelli, a parte le solite, non me ne hanno mai fatte, ma confido nella provvidenza e attendo fiduciosa per farmi due risate!
Cos’è per te la gemellitudine?
La gemellitudine è un mondo stupendo, una meravigliosa avventura che, per sorte e per amore del cielo, ci è capitata ma della quale noi siamo spettatori.
I protagonisti sono loro, i nostri gemelli, che vivono un’emozione unica, ma doppia, in simbiosi ma indipendenti, due corpi ma una sola anima.
I gemelli sono così: uniti da un filo invisibile che non si spezzerà mai.
Quale consiglio daresti alle future mamme di gemelli?
Alle mamme in attesa di gemelli voglio dire questo: ci saranno momenti duri, ci saranno giorni in cui penserete di non farcela, ma sappiate che voi siete state scelte per essere mamme di gemelli, perché sarete in grado di esserlo!
Avrete il dono di vedere la magia del loro mondo, in prima fila. Saremo in prima fila per sempre, a suggerire loro battute e movimenti, ma spetterà a loro scegliere se e come seguire i suggerimenti.
Noi saremo sempre lì per loro, nello spettacolo che è la loro vita e loro lo sanno! Sanno che noi ci saremo sempre in caso di bisogno.
Ai miei figli auguro di avere ognuno la sua vita, di fare le loro scelte e avere le sue esperienze, ma spero che, anche se diverse , siano strade parallele che gli permettano di potersi tenere per mano nel momento del bisogno.
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