Le difettose – nessuna donna dovrei mai sentirsi difettosa
“Donne della PMA”, “Guerriere”, ma anche “Difettose”, così si auto-definiscono coloro che decidono di intraprendere il percorso della Procreazione Medicalmente Assistita per provare a coronare il sogno della maternità.
“Le Difettose” è anche il titolo del primo romanzo dell’attrice Eleonora Mazzoni, pubblicato da Einaudi nell’aprile del 2012 e che ha già raggiunto le 10.000 copie vendute.
Infertilità e fecondazione assistita sono ancora oggi temi molto delicati e le poche informazioni che abbiamo ci giungono spesso dai media, nelle versioni più gossip, anziché da chi questa esperienza l’ha veramente vissuta in prima persona.
La lettura di questo romanzo, ironico, divertente, ma allo stesso tempo commovente, mi ha permesso di conoscere questo percorso difficile, complesso, fatto di sforzi fisici e psicologici e spesso anche di insuccessi e grandi delusioni. Un percorso di cui le protagoniste spesso non parlano per vergogna e per paura di essere incomprese e poi giudicate.
Nel romanzo, come nella realtà, queste donne trovano conforto e sostegno nelle compagne di viaggio conosciute nelle sale d’attesa prima di un pick-up ovocitario o di un transfer, o nei forum sul web che contano un numero di utenti sempre più in crescita. Non esiste invidia, ma anzi si ritrova la speranza in chi, dopo l’ennesimo tentativo, riesce finalmente a “incicognarsi”.
Ricordo che durante una passeggiata con le mie bambine di poco più di due mesi, mi fermò una signora piuttosto anziana che mi disse:
Quanto è ingiusta la vita, signora, mia figlia sono anni che prova ad avere un bambino, ma non ci riesce, mentre a lei sono arrivati addirittura due gemelli!
Rimasi senza parole e inizialmente pensai che fosse stata molto scortese, perché mi sono sentita quasi accusata di avere rubato qualcosa a qualcuno. Poi però ho ripensato alla gioia negli occhi di alcune neomamme incontrate durante il mio ricovero alla 31^ settimana. Dopo anni di attesa e grandi sacrifici, mamme grazie alla PMA, mamme che mi hanno incoraggiata ad affrontare le difficoltà della gravidanza con ottimismo e determinazione. Oggi so che quello stesso ottimismo e quella forte determinazione sono il frutto del lungo e duro percorso di donne apparentemente come tante altre, ma in realtà molto diverse. Ciò che le rende diverse è il grande coraggio che le porta a sfidare un destino avverso e a conquistare con tutte le forze quello che dovrebbe essere il diritto di ogni donna: un figlio.
Per svelarvi qualcosa in più su “Le Difettose” ho fatto due chiacchiere proprio con lei, Eleonora Mazzoni, autrice del libro e mamma proprio grazie alla PMA.
Eleonora, il tuo romanzo non è autobiografico, ma è comunque il frutto dell’esperienza che hai vissuto in prima persona. Vuoi raccontarci brevemente il tuo percorso?
L’intersezione tra vita e romanzo è avvenuta in medias res. Ancora non avevo idea di come sarebbe finita la mia ricerca di un figlio ma ero già da parecchi anni avviata per quella strada (avevo alle spalle due fecondazioni artificiali fallite e un aborto naturale invece molto ben “riuscito”), abbastanza per sentirmi esperta dei sentimenti che accompagnano il desiderio di maternità, compresa la delusione, dopo punture, ormoni, analisi, visite, ecografie, pick-up, transfer, nel vedere l’ennesimo test di gravidanza negativo o la felicità di accorgersi di essere incinta e il successivo dramma di perdere il bambino tanto sognato. In più mi sembrava di aver scoperto un mondo che mi chiedeva di essere raccontato. Un mondo fino a quel momento sconosciuto, eppure reale, anzi realissimo (una coppia su cinque ha ormai problemi di infertilità), sommerso ma vivo, poliedrico e sfaccettato, che aveva voglia di venire a galla. E che mi permetteva di indagare temi importanti: il mistero della vita, la difficoltà di esaudire i nostri desideri, perché li perseguiamo e pagando quali prezzi. Perché li abbandoniamo. Cosa significa sentirsi realizzati. Come mai la nostra volontà non basta a perseguire quello che ci prefiggiamo. E che rapporto instauriamo con quell’imponderabile che regola le nostre vicende e che possiamo chiamare sorte, destino, karma, Dio. O fortuna, come lo definivano i latini, tanto amati da Carla, la mia protagonista.
Non tutte le persone che ci circondano condividono questo tipo di scelta e di percorso. Ma immagino che sia importante poterne parlare e condividere l’esperienza con altri. Quali sono le persone che più ti hanno supportata e sostenuta?
Il sostegno l’ho trovato soprattutto in mio marito e nelle donne (spesso conosciute in rete) che come me stavano facendo o avevano fatto questo iter. Già una donna sterile si sente sbagliata, incapace di realizzare il ruolo per il quale dovrebbe essere «biologicamente programmata». In tutte le epoche, civiltà e religioni la mancata capacità di riprodursi è vissuta come disgrazia e punizione divina. E se ricorre alla fecondazione artificiale è giudicata doppiamente difettosa, perché, invece di fare di necessità virtù, si ostina, sfida la natura. Invece tra «fivettare» si può sperimentare comprensione e conforto. In più ci si accorge di essere in tante, anzi tantissime, e quindi ci si sente, forse, un po’ meno sbagliate.
Quanto è sottile la soglia che separa il desiderio di avere un figlio da un’ossessione che può creare dipendenza?
A volte, quando il richiamo della natura esplode, può rompere gli argini e diventare devastante. Dentro alla donna che vuole avere un bambino scoppia qualcosa di primitivo, ancestrale. E non puoi dire: desidera un figlio ma con più moderazione. Non è possibile. Anzi, soprattutto quando la realtà sembra a lungo negartelo, subentra un’ostinazione (questo secondo me succede con tutti i desideri che faticano a realizzarsi e si trasformano addirittura in qualcosa di patologico). Nel corso del romanzo Carla imparerà che la maternità può essere non necessariamente legata al fare bambini. E’ una categoria dell’anima. E’ potenza, forza, cura. Che va fatta emergere nella nostra vita indipendentemente dai figli. Come dire che il materno ha molteplici forme.
L’età media in cui una donna decide di avere un figlio, si è notevolmente innalzata rispetto al passato. Quanto incide questo fattore sull’insuccesso nella ricerca di una gravidanza?
Sicuramente la “tardività” con cui in Italia nasce il desiderio di un figlio incide. Si è allungata la vita, non l’età fertile. “La donna è programmata ancora oggi per raggiungere il picco della fertilità tra i quattordici e i vent’anni. Poi inizia il declino. Lento, inesorabile. La natura non si adegua ai modi di vivere che cambiano. Non esistono lifting alle ovaie. A quarant’anni i risultati sono bassissimi. A quarantadue quasi nulli”, spiega senza pietà una dottoressa a Carla. Tuttavia nel nostro mondo occidentale è indubbio un calo enorme della fecondità (sia maschile che femminile), destinato nei prossimi decenni a crescere. In Europa infatti i paesi che fanno più ricorso alle tecniche di Pma sono Svezia, Norvegia, Danimarca, dove i figli si fanno a 25 anni.
Quale consiglio vorresti dare a chi è intenzionato a intraprendere la strada della PMA?
Direi di affidarsi con fiducia alla medicina (che ha fatto in questo settore passi da gigante), tenendo presente però che la scienza può molto aiutare e che in provetta si riescono a creare gli embrioni ma nessun medico li può impiantare. Può solo trasferirli. “Poi il becco ce lo potrà mettere solo la cicogna. E io, ubbidiente, devo sottostare alla tirannide della pennuta. O del destino, di Dio, della vita. Non so come chiamarlo”, pensa Carla ad un certo punto del romanzo. Direi anche di cercare di trasformare questa difficoltà in un’opportunità e, invece di chiudersi, deprimersi o entrare in quel mix micidiale (che ho ben conosciuto!) di rabbia, risentimento e disperazione, tentare di approfondire e magari migliorare la propria vita.
Ringrazio nuovamente Eleonora a cui auguro i migliori successi professionali e personali e vi segnalo la pagina ufficiale del romanzo www.ledifettose.it, dove potete scaricare i primi due capitoli del libro. Sono sicura che lo amerete e, come me, vorrete leggerlo interamente. Buona lettura!
8 Comments
ce l'ho sul comodino ma ho quasi paura di affrontare l'argomento…
Per “sfuggire” al circolo vizioso delle mamme blogger sono caduta in quelli delle “non mamme”.
Nel primo mi sento inadeguata, perché tra tante super mamme, dall'amore incontrastato e la totale dedizione verso i propri figli, con i loro lavoretti, manicaretti, sfarfallii perpetui di ciglia, mi fanno sentire la mamma più improbabile sulla faccia della terra.
Nel secondo, non faccio altro che “drogarmi” di sensi di colpa. Sì: drogarmi è la parola giusta, perché vorrei uscirne, vorrei non leggere più storie strazianti di donne che fanno l'impossibile per avere un figlio; perché io che di figli ne ho due, concepiti alla sola frase “facciamo un figlio? / ne facciamo un altro?”, mi faccio prendere da sensi di colpa mostruosi. Soprattutto perché mi sento appunto la mamma più improbabile sulla faccia del terra, e magari, chissà, forse c'era qualcuna che meritava più di me, di diventare mamma.
Poi, dopo, cerco di capire il perché di questo mio commento. Forse questo post era solo un pretesto per liberarmi da un pensiero pesante di cui volevo liberarmi ormai da un pezzo.
Chiedo perdono
Grazie x la segnalazione, argomento molto interessante, assolutamente da leggere!!! Titolo segnato!!!
Ho letto “Perchè io no?”, “La generazione”, ma il libro “Le difettose” non l'ho ancora letto, però mi piacerebbe farlo. Sono una Fivettara, una giàmamma nel cuore e nell'anima, ma non nel corpo. Desidero un figlio con tutta me stessa e usufruirò di tutti i mezzi offerti dalla medicina, per tentare di realizzare questo sogno che mi accompagna da sempre. Se neanche questo dovesse bastare, allora accetterò il mio destino con serena rassegnazione, ma per ora non mi arrendo. In Italia ci sono ancora troppi tabù, troppa omertà su quest'argomento e troppi paletti da parte di una legge (la L.40/2004). L'infertilità è una malattia e, come tale, dev'essere curata: chi ha problemi di tiroide, chi di diabete, chi ha l'endometriosi, chi è in menopausa precoce… ma spesso la gente comune si limita ad etichettare queste persone come madri ad ogni costo, egoiste, ossessive e non lo trovo giusto. Non basta dire “non pensarci, rilassati e quando meno te l'aspetti arriva”, perchè c'è gente con tube ostruite, con deficit ovocitari, con pochi spermatozoi e dunque questi consigli spesso sono inutili ed irritanti. Mi hanno più volte consigliato l'adozione, ma è un percorso ad ostacoli, anche più della PMA e spesso ho visto negare l'idoneità a coppie che aspettavano di adottare da anni ed anni, dopo aver speso una marea di soldi. Grazie per questo post 🙂
Scusa se mi sono dilugata a scrivere il mio pensiero.
è un argomento molto delicato, ma trovo che Eleonora ne abbia parlato in modo esaustivo, facendo luce su una tematica poco conosciuta, ma allo stesso tempo ha cercato di smorzare i toni per renderlo più leggero ai lettori.
per quanto mi riprometta quotidianamente di cercare di essere una madre migliore, continuo a commettere un'infinità di errori e poi mi lascio prendere anch'io dai sensi di colpa… La lettura di questo libro sicuramente mi ha fatto riflettere molto e mi ha fatto capire che i figli sono un dono per cui ringraziare e non un diritto, purtroppo…
cara, poi fammi sapere cosa ne pensi…
Carissima, ho scoperto appunto da poco le tecniche di PMA e il percorso che si deve affrontare, ma conosco diverse persone che hanno scelto quello dell'adozione che, come dici tu, è pieno di ostacoli. Sicuramente è fisicamente meno faticoso, ma psicologicamente può essere altrettanto devastante.
Ma purtroppo quando i problemi sono degli altri, è facile parlare e ancora di più giudicare…
In becco alla cicogna!!