Oggi vi racconto la storia di una gravidanza gemellare, ma soprattutto di una donna che ha desiderato così ardentemente diventare mamma di due gemelli, al punto di farlo accadere.
Mirella non ha mai avuto dubbi quali fossero i suoi desideri, e il destino, apparentemente avverso, ha fatto poi in modo che si avverassero, anche se mettendola spesso a dura prova.
E quando i gemelli sono nati, a fare la differenza è stata ancora una volta la sua determinazione, alimentata dal desiderio di dare il massimo ai suoi bambini. Ce lo racconta tutto d’un fiato:
“Provengo da una famiglia numerosa: mamma, papà e 4 figli…3 femmine e un maschio.
Io sono nata quando mia mamma e mio papà avevano 43 anni, quindi si è saltata una generazione… Famiglia vecchio stampo patriarcale, legatissimi alle vecchie tradizioni: l’uomo è un Dio in terra e le donne vengono dopo. Ecco quindi che da subito ho sperimentato cosa significa non essere la figlia prediletta ma, anzi, essere la pecora nera.
Sono donna, assolutamente non aspettata e non voluta, e sono ribelle con tutto quello che riguarda le tradizioni, la religione, l’istruzione, le ideologie e le convenzioni, insomma decisamente scomoda.
Le infinite differenze che i miei genitori hanno fatto tra noi fratelli hanno portato ad un insistente esigenza di maternità gemellare: per me il massimo sarebbe stato avere bambini gemelli per non potermi permettere nessunissima differenza di trattamento.
Succede che una volta sposata scopro che con mio marito abbiamo problemi di infertilità di coppia…Senza perderci d’animo decidiamo di provare il tutto per tutto il prima possibile (il giorno delle nostre nozze avevamo 32 anni e reduce della mia esperienza personale avrei preferito diventare mamma possibilmente prima dei 35), quindi, dopo una lunghissima sfilza di esami, decidiamo di rivolgerci alla fecondazione assistita in una clinica a Padova.
Ricordo il giorno della fecondazione…mentre la dottoressa mi inseriva le due bellissime morule che erano riuscite a formarsi in vitro le dissi “magari attecchissero entrambi!” e ricordo benissimo la sua risposta : “meglio una alla volta signora…con calma!!!”. Ma il mio desiderio e il destino avevano già deciso. E così già dalle beta capii che entrambe avevano deciso di fare casetta nel mio utero.
Mai sottovalutare ciò che si desidera ardentemente e ciò che si chiede… potrebbe accadere!
Alla prima eco il ginecologo ci dice che ci sono due camerette gestazionali con due battiti, ma che una è molto più piccola dell’altra. E da lì iniziano la gioia, la speranza, la felicità, la trepidazione, ma anche l’ansia e la paura che qualcosa vada storto…tutto doppio.
Inizio ad avere fortissime nausee. Per tre mesi continuo a non avere la forza di alzarmi dal letto. Vomito anche 7 volte al giorno. Ho perdite marroni e ogni volta mi allarmo, la camera più piccola ha avuto dei distacchi ma fortunatamente poi si è tutto risolto. Ma le preoccupazioni, le nausee e i mal di testa non mi fanno godere al massimo il magico momento. E capisco cosa voleva dirmi la dottoressa al momento della fecondazione perché una gravidanza gemellare non è una passeggiata. Tutto è doppio: gioie ma anche dolori.
So perfettamente che ci sono gravidanze gemellari senza nessuna complicazione ma questo non è stato il mio caso. Mi documento parecchio, il mio comodino è sempre pieno di tutti i libri esistenti sui gemelli, voglio essere pronta. E oggi devo dire che informarmi su tutti i vari aspetti è stato molto utile.
La prima cosa importante è stata decidere l’ospedale dove sarebbero nati i bambini. I gemelli hanno un’altissima probabilità di nascere prematuri e non tutti gli ospedali sono in grado di gestire neonati prematuri perché non tutti hanno il personale qualificato e gli strumenti per fornire le cure necessarie. Quindi ho scelto l’ospedale di Pordenone che ha una neonatologia in grado di affrontare parti alla 32^ settimana gestazionale.
Non tutti sanno che la gravidanza gemellare, solo per il fatto di essere gemellare, è catalogata come gravidanza a rischio. Di conseguenza nel servizio sanitario nazionale abbiamo diritto a delle particolari esenzioni e a maggiori controlli. Quindi sono seguita direttamente dall’ambulatorio gravidanze a rischio con cadenza mensile. Inoltre inizio il corso pre-parto, con un mese di anticipo rispetto alle altre gravidanze, che mi ha aiutato moltissimo. E’ stato interessantissimo…peccato non essere riuscita a fare più di 3 lezioni! Ma almeno erano le lezioni riguardanti il parto e sono state illuminanti per me.
Dunque, finiti i primi 3 mesi come per magia spariscono la nausea e i mal di testa. Il mese centrale della gravidanza è sereno e i bambini crescono perfetti. La traslucenza nucale e la morfologica vanno benissimo e ci svelano che i bambini sono un maschietto ed una femminuccia.
Come da consiglio letto sui vari libri iniziamo a preparare le camerette, il passeggino, il corredino, tutto in anticipo. Scegliamo i nomi… Amanda e Davide… entrambi con lo stesso significato, “degno d’amore”, sempre per non fare differenze e per sottolineare tutto il nostro desiderio di farli venire al mondo. Inizio a sentirli muovere ma con questa meravigliosa sensazione inizio a sentire, a volte, la mia pancia irrigidirsi, bloccarsi come per un secondo…sì, inizio ad avere contrazioni.
Ancora una volta mi informo e leggo che è normale perché sono contrazioni di preparazione. Tuttavia vanno tenute sotto controllo specialmente in una gravidanza gemellare. E infatti alla 26^ settimana le mie contrazioni si fanno più frequenti e ravvicinate. Una ogni 5 minuti. Andiamo al pronto soccorso. Il mio collo dell’utero si è accorciato troppo rispetto alla visita precedente e mi ricoverano.
Le contrazioni continuano e decidono di somministrarmi un farmaco in flebo che serve a fermare le contrazioni, appunto. Appena mi iniettano la prima dose inizio a sentire delle fortissime vertigini che peggiorano di secondo in secondo. Vedo le dottoresse e le infermiere attorno a me e mi sento svenire. Riesco a vedere ma non a parlare. E’ uno dei momenti peggiori della mia vita… una terrificante sensazione.
Vedo che mi misurano i battiti e li ho altissimi. Mandano fuori mio marito e chiamano l’anestesista. Ricordo che ho pensato “ora muoio”, poi così velocemente come è arrivato se ne è andato. Mi fa un lavaggio con una flebo di fisiologica e tutto torna normale. Guardo la dottoressa e appena riesco a parlare le dico “sto bene…. sto bene… lo dica a mio marito… faccia entrare mio marito che sarà preoccupato… Ma i miei bambini??? Come stanno i miei bambini???”.
Fortunatamente è stata solo una forte reazione al farmaco che non ha portato nessuna conseguenza, solo un enorme spavento. Incredibile, ho sconvolto tutti…sembra che sia allergica a questo farmaco… l’unica al mondo!!! O per lo meno così pare.
Allora per fermare le contrazioni mi mettono una flebo di un altro farmaco… tempo 2 ore divento fucsia e piena di prurito: rash cutaneo allergico. E quindi non resta che riposare e stare sotto controllo.
Mi fanno le iniezioni di cortisone per la maturazione polmonare dei bambini. La speranza è quella di tirare avanti il più possibile. Sto in ospedale una settimana. Tutto sembra essersi calmato e mi dimettono ma dopo qualche giorno ripartono le contrazioni ogni 3 minuti.
Torniamo al pronto soccorso. Sono alla 27^ settimana. Arrivo in ospedale e mi visitano d’urgenza. Il medico mi dice che se non riescono a fermare le contrazioni, rischio di partorire e non mi assicura niente per i bambini. Mi scendono le lacrime dagli occhi. Mi sento disperata e senza forze. Poi trovo la forza dentro di me. No, non devo lasciarmi andare… è troppo presto per partorire. Da Pordenone decidono di trasferirmi a Trieste in ambulanza. Sono allergica a tutti i farmaci più conosciuti, quindi sto rischiando grosso.
Arrivati a Trieste ho la fortuna di trovare un medico che conosce un metodo alternativo usato in America per fermare le contrazioni: mi somministrano delle pastiglie che fanno abbassare la pressione e riescono a fermare le contrazioni. Mi tengono sotto osservazione costantemente con monitoraggi e misurazioni di pressione perché la mia pressione è perfetta e non devono rischiare di farla abbassare troppo ma nemmeno di darmi poca dose di medicinale per non far ripartire le contrazioni. E così, tra controlli costanti, attacchi di contrazioni, paura e speranze resto in ospedale a Trieste fino alla 33^ settimana. Poi mi trasferiscono di nuovo a Pordenone e alla 34^ settimana spaccata mi si rompono le acque.
Sono ancora in ospedale. Questi mesi passati nelle corsie mi sono serviti a sentirmi a mio agio…ormai ero di casa. I bambini sono entrambi cefalici. Memore del corso pre-parto decido di partorire in modo naturale. Sono consapevole del rischio di dover partorire Davide con parto naturale e, in caso di complicazioni, Amanda col cesareo, ma sono anche consapevole che meno farmaci e meno anestesie faccio assorbire ai bimbi, meglio è, visto che saranno neonati prematuri.
Come mi hanno insegnato mi faccio una bella doccia e alle 5:00 iniziano le prime contrazioni da parto. Alle 7:15 nasce Davide (2,360 kg) e dopo 14 minuti nasce Amanda (1,970 Kg).
Che esperienza incredibile! E’ stato tutto fortissimo… il dolore, subito dimenticato, la gioia infinita, la tenerezza, la consapevolezza di aver fatto una cosa miracolosa, la forza, l’entusiasmo, l’euforia, l’eccitazione, la realizzazione. Difficilissimo descrivere a parole una cosa così estremamente totalizzante e coinvolgente.
Dare vita alla vita. La cosa più bella che mi sia capitata nella mia esistenza!
Dopo due ore di osservazione mi faccio una veloce doccia e vado a vedere in neonatologia le mie splendide creature. Li trovo vicini uno all’altra in termo-culla. Sono estasiata e rimango a guardarli piena di ammirazione. Torno in camera e inizio a provare a tirarmi il latte. Loro ovviamente sono troppo piccolini e deboli per attaccarsi al seno quindi mi attacco al tiralatte e poi riporto la mia produzione in neonatologia… e lì trovo i piccini pieni di tubicini e sensori.
Avevano il sondino naso-gastrico per l’alimentazione, il filo per la temperatura e la saturazione e Davide era in incubatrice perché aveva bisogno di ossigeno. E lì, causa anche degli ormoni post-parto, sono crollata, ho iniziato a piangere. Mi sentivo sconfitta. Avevo fatto tutto il possibile eppure loro erano lì, pieni di tubicini e di fili… la visione era straziante.
Non mi avevano preparato a questo e sono rimasta scioccata. Poi, parlando, con i medici e le infermiere ho capito che era la prassi… era più che normale che un neonato di quelle settimane avesse bisogno di tutto quello. Ma intanto l’ansia c’era. L’unica possibilità era dargli tutto il mio latte. E così con infinita determinazione e costanza mi appendevo al tiralatte ogni 3 ore, di giorno e di notte.
L’ospedale mi aveva messo a disposizione una delle stanze per nutrici. Potevo rimanere lì a disposizione. Gli facevo il bagno e producevo latte. Dormivo poco e mi sentivo molto sola. Sono stati giorni difficili. Amanda e Davide andavano spesso in apnea mangiando e hanno continuato a farlo anche a casa. Io dovevo avere il sangue freddo di pizzicarli per farli piangere e allora riprendevano il colorito normale e tiravo l’ennesimo respiro di sollievo.
Dopo l’ittero e 15 giorni di neonatologia finalmente eravamo pronti a tornare a casa. Finalmente tutto si era risolto per il meglio. Io sono riuscita a produrre latte per quattro bambini. Metà lo davo a Davide e ad Amanda con il biberon e il resto lo donavo alla banca del latte. E’ importante per i bambini prematuri avere del latte materno anche quando la mamma non lo produce. E’ come oro colato, quindi ho deciso di donarlo e di rendermi utile per tutti quegli scricciolini nati pre-termine come i miei bimbi. Producevo tre litri di latte al giorno, una cosa pazzesca!!!
I bimbi crescevano benissimo. Ma voglio parlarvi di un’altra cosa che può succedere ai bambini prematuri: l’ernia inguinale. A 40 giorni abbiamo dovuto far operare Davide d’urgenza. Una cosa comune per neonati pre-termine, ma è stato abbastanza straziante rivederlo in terapia intensiva dopo l’operazione e ancora doversi dividere tra la terapia intensiva e Amanda, che era ricoverata con noi per l’allattamento.
Fortunatamente anche questa cosa si è risolta. Non senza complicazioni visto che il taglio dell’operazione ha fatto infezione, ma è passata.
Poi ho avuto una candidosi ai dotti del seno, quindi i bambini si attaccavano ma io sentivo un dolore insopportabile. Ho continuato a dipendere dal tiralatte fino a 5 mesi. I bimbi mangiavano dal biberon, poi mi tiravo il latte e si ricominciava.
Quando avevano le coliche facevo fatica a trovare il tempo per tirarmi il latte e quindi rischiavo mastite e mi veniva la febbre a 39. Poi finalmente, a 5 mesi, i miei cuccioli si sono attaccati al mio seno e ho continuato ad allattarli fino a un anno.
Questa è la nostra storia.
Vorrei lasciare qualche consiglio alle future bi-mamme: informatevi bene su quali ospedali ricevono bambini prematuri e da quale settimana (vale anche per le mono-mamme), informatevi su tutto, non badate a sciocche superstizioni e preparate tutto con anticipo, perché poi potreste non averne il tempo. Iscrivetevi per tempo ai corsi pre-parto. Siate serene ma consapevoli che una gravidanza gemellare potrebbe essere una passeggiata, come no. Siate forti, coraggiose e positive. Scegliete il parto naturale se i bambini sono cefalici. Aspettatevi la possibilità di un parto prematuro. Seguite il vostro istinto e se sentite indurimento della pancia particolarmente insistente, non esitate a chiedere consiglio al vostro ginecologo. In caso di parto prematuro aspettatevi di vedere i bambini in incubatrice e con tubicini vari, o che facciano ittero. E’ tutto normale. Non vi scoraggiate. Presto i bambini saranno a casa sani e salvi. Cercate di riposarvi serenamente e di recuperare le forze per poi essere a completa disposizione dei vostri tesori. Sappiate che i prematuri possono essere soggetti a ernia inguinale ma non vi allarmate. Può succedere ed è un’operazione comune fra neonati pre-termine.
Detto questo godetevi ogni singolo istante della super emozionante avventura di essere mamma gemellare. Ho imparato che i bambini sono unici, nonostante siano due. E pur dedicando del tempo ad entrambi hanno richieste diverse e non si possono propriamente trattare allo stesso modo. Sono esseri unici e come tali vanno trattati. Ricordiamoci sempre che pur se li abbiamo messi al mondo noi, non sono di nostra proprietà ma sono nati liberi e un giorno voleranno via.
Godiamoceli finché possiamo, ma ricordiamoci anche che siamo donne. Non solo mamme. Per una mamma di gemelli è un po’ più difficile ricordarsi questo perché il tempo per se stessi è proprio ridotto ai minimi termini. Nonostante ciò cercate di trovarlo. Io ho iniziato ora a seguire un’altro dei miei sogni da molto accantonato…diventare pittrice. Ho fatto dei corsi on-line conciliandoli con i momenti di sonno dei bambini.
Ora ho aperto un negozio on-line (www.mirelefay.com) e una pagina facebook (www.facebook.com/mirelefay). Questo mi permette di essere più realizzata come persona. E lo stare bene con me stessa mi permette di essere più serena quando sono in compagnia dei miei bambini. I bambini stanno bene se la loro mamma sta bene. Questo è il consiglio più importante!”.
Ringrazio Mirella per avere messo la sua storia a disposizione di tutte le future mamme che ci leggeranno e che sicuramente troveranno conforto nelle sue parole.
Ogni gravidanza gemellare è diversa da un’altra, ma quello che le accomuna tutte è la capacità di noi mamme di moltiplicare l’amore per i nostri gemelli, fin da quando vediamo le due striscioline colorate, e la forza che riusciamo a trovare per affrontare tutte le fasi che verranno, con la consapevolezza di non avere il dono dell’obiquità.
(photo credit: My Two Loves)