Emozioni, pensieri e parole del giorno prima di diventare mamma di gemelli
Fino ad oggi ho scritto tanto della gemellitudine, dal cosa significhi essere mamma di gemelli, dal perché rifarei due gemelli – maschi o femmine non importa – ma non ho mai condiviso le mie emozioni e i miei pensieri del giorno prima di diventare mamma di gemelli. Si dice che le mamme non dimentichino mai nella vita il giorno del parto ma voi ve lo ricordate il giorno precedente al parto?
Ho passato la giornata incollata alla TV, per distrarmi, e siccome non avevo un TV OLED Panasonic ma una TV antica, di quelle a cubo, arrivata a sera quasi mi sanguinavano gli occhi. Nonostante tutto è stata una fedele compagna di merende per due lunghi mesi di letto, senza Facebook, che all’epoca contava 5 o 6 iscritti.
Il mio parto era stato programmato: sapevo perfettamente che quel 28 febbraio sarebbe stato il mio ultimo giorno da non mamma e millemila pensieri affollavano la mia mente.
A cosa si potrà mai pensare il giorno prima del parto se non… al parto?
Il parto non era l’unico, né il primo dei miei pensieri.
Ho sempre avuto molta paura del parto. Fin da giovanissima, quando pensavo al giorno in cui sarei diventata mamma, l’idea del parto mi faceva venire gli attacchi d’ansia. Invece il giorno prima di partorire non avevo paura quasi per niente. Il desiderio di conoscere le mie due polpette e di potermi liberare finalmente del carico pesante, che era diventato invalidante, mi faceva pensare al parto quasi come a una vacanza alle Maldive.
Se ci penso ora mi viene di nuovo l’ansia.
La paura del cambiamento
Tra i pensieri predominanti c’era il cambiamento che avrebbe subito la mia vita nel giro di poche ore.
Se un figlio ti cambia la vita, soprattutto nei primi mesi, due te la stravolgono. L’idea di perdere la mia autonomia mi spaventava molto e temevo di dover passare interminabili mesi, forse anni, segregata in casa. Mi immaginavo sola tra quattro mura, a cambiare pannolini come in catena di montaggio, con addosso una tuta lisa e con la ricrescita dei capelli bianchi (all’epoca non ne avevo nemmeno uno, eh!).
Non che prima della gravidanza facessi chissà quale vita mondana, però con due gemelle sarebbe stata un’impresa ardua perfino la spesa all’Esselunga, figuriamoci un aperitivo o una pizza con gli amici!
Insomma, desideravo tanto le mie bambine ma non volevo annullarmi ed essere solo una mamma, né avrei voluto essere vista dagli altri solo così.
L’emozione di mettere al mondo due vite.
Alla paura di perdere me stessa per i successivi vent’anni, di contrapponeva l’emozione di mettere al mondo due vite in un colpo solo. Mi sentivo fortunata per questo, perché sapevo che sarebbe stata un’esperienza atipica, con le sue gioie e i suoi dolori.
Essere all’altezza del ruolo.
Non mi preoccupavano le notti in bianco ma mi disarmava il pensiero di non poter essere abbastanza per entrambe le mie figlie. Quante braccia mi sarebbero servite per stringerle a me, consolarle e farle sentire protette? Quanto latte avrei dovuto produrre per sfamarle? E cosa avrei fatto quando avrebbero pianto all’unisono?
Sono sempre stata molto organizzata quindi mi ero procurata un’agenda su cui annotare tutto, dall’orario delle poppate al cambio dei pannolini. Non mi avrebbe dato il dono dello sdoppiamento ma l’illusione di avere tutto sotto controllo era rassicurante.
Del dopo vi dico che ho vissuto di sensi di colpa per parecchio tempo, finché non mi sono imposta di smetterla. Quando ho accettato la realtà, mi sono resa conto che non stavo togliendo niente alle mie figlie, semplicemente perché non si può togliere a qualcuno qualcosa che non ha mai avuto. Sono nate in due ed era normale da sempre doversi dividere le attenzioni dei genitori. Inoltre mi sono voluta auto-convincere che il loro forte legame abbia compensato l’esclusività negata.
La gemella preferita.
Mi ero prefissata di stroncare sul nascere qualunque genere di confronto da parte degli altri. E così è stato. Ho imparato col tempo a farmi scivolare addosso le domande e le affermazioni più assurde ma i confronti espressi ad alta voce di fronte alle bambine non li ho mai consentiti.
Quello che mi spaventava quel giorno, però, era soprattutto il mio giudizio. Solo il pensiero di poterne amare una più dell’altra mi faceva sentire già una mammamerda, perché una mamma non dovrebbe avere preferenze e dovrebbe voler bene ai propri figli allo stesso modo. La realtà è che si amano nella stessa misura ma in modo diverso, perché sono individui diversi con una propria personalità.
Chiedere aiuto
Quello è stato davvero il mio ultimo giorno da donna indipendente e che non chiedeva mai. Mi sono dovuta rassegnare all’idea di dover chiedere aiuto, un po’ perché andare all’Esselunga si è poi rivelata davvero un’impresa ardua, un po’ perché avevo un lavoro abbastanza impegnativo e non avrei potuto fare affidamento solo sugli asili.
Insomma, stavo per diventare mamma di due gemelle e me la stavo felicemente facendo sotto mentre guardavo Maria che annunciava i tronisti.
Nonostante tutto però, ce la stiamo cavando da dodici anni.
Nel passaggio da non mamma a mamma, la famiglia per me è stata fondamentale ma devo ringraziare anche le amiche, che venivano a farmi compagnia a casa, prendevano in braccio una gemella per darle il biberon e mi hanno aiutata mantenere l’abitudine dell’aperitivo della domenica.
Tutti i dubbi, le paure e i brutti pensieri si sono annullati con il tempo e con l’esperienza. La perfezione non esiste. Bisogna secondo me raggiungere la consapevolezza che non si possono fare mille cose bene al 100%. Possiamo fare del nostro meglio nel tempo che abbiamo a disposizione e dobbiamo accettare che questo tempo dovrà essere ripartito tra i vari ruoli che vogliamo ricoprire (donna, mamma, moglie, lavoratrice…).
Se oggi è il vostro giorno prima del parto, il consiglio che posso darvi è di non fasciarvi troppo la testa, perché probabilmente tante cose non andranno come ve le state immaginando…
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