“Gemelli: tanto simili quanto diversi!” potrebbe essere un pensiero frequente di un genitore che sta osservando i suoi figli gemelli in un semplice momento di vita quotidiana.
È una frase che conduce a quesiti basilari, veri e propri rompicapo:
“Cosa ha contribuito a rendere i gemelli così diversi?”
“Sono più potenti i fattori ereditari o l’ambiente?”
“In che modo i geni influenzano l’esperienza ambientale e viceversa?”
Siamo nel vivo del dibattito “natura-cultura”. Coloro che sostengono la “natura” affermano che l’eredità biologica ha più impatto sullo sviluppo. I sostenitori della “cultura” pensano che le esperienze derivanti dall’ambiente circostante rappresentino l’influenza principale.
Iniziamo a capire: la genetica comportamentale
La genetica comportamentale è una disciplina che cerca di analizzare quanto i fattori ereditari influenzino le differenze individuali nelle caratteristiche umane e nello sviluppo. Dunque, si cerca di comprendere in che modo le differenze tra gli individui siano determinate dai geni, dall’ambiente o da una loro interazione.
Per iniziare a fare chiarezza e a delineare le prime spiegazioni, gli scienziati hanno messo a punto degli studi fondamentali: gli studi sui gemelli. In questi studi le caratteristiche comportamentali dei gemelli monozigoti sono confrontate con quelle dei gemelli dizigoti. Si parte dal concetto per il quale i gemelli monozigoti sono più simili a livello genetico di quelli dizigoti. Infatti, i gemelli monozigoti nascono da un unico ovulo fecondato che si divide in due copie con geni identici. I gemelli dizigoti invece si formano da due ovuli distinti e da due spermatozoi diversi, perciò geneticamente non sono uguali.
Tuttavia, gli studi sui gemelli non portano a conclusioni certe a causa della complessità dell’argomento e della realtà effettiva e i dubbi permangono.
In questo percorso immerso nella nebbia, Sandra Scarr, una studiosa di genetica comportamentale, ha presentato tre modi in cui i geni e l’ambiente sono correlati.
Le correlazioni passive genotipo-ambiente.
I genitori biologici sono legati al bambino geneticamente e definiscono un ambiente educativo specifico. Per questo i figli ereditano certe tendenze genetiche dai genitori, i quali offrono un ambiente in linea con queste predisposizioni. Esempio: i genitori che amano la musica spesso hanno figli portati per la musica. Perché? La passione per canzoni e sinfonie li porterà, con elevata probabilità, a parlare spesso dell’argomento e ad accendere lo stereo frequentemente. I figli saranno immersi in questo ambiente caratteristico: respireranno musica e diventeranno un po’ esperti!
Le correlazioni evocative genotipo-ambiente.
Le caratteristiche genetiche di un bambino provocano precise risposte ambientali. Esempio: i bambini che mostrano di essere cooperativi e rispettosi delle regole determineranno negli adulti che li circondano gentilezza e comprensione nei loro confronti, a differenza dei bambini distratti e oppositivi che spesso tirano la corda sfidando la pazienza dei più grandi.
Le correlazioni attive genotipo-ambiente.
I bambini ricercano attivamente spazi, o meglio “nicchie”, in sintonia con le proprie caratteristiche e attitudini. Esempio: i bambini che amano la lettura cercheranno librerie o biblioteche dove spendere parte del loro tempo, mentre i giovani che amano la musica andranno in cerca di strumenti musicali, concerti o eventi dove al centro c’è, appunto, la musica.
Non mancano le critiche a questo modello della ricercatrice Sandra Scarr! Molti studiosi sostengono che questa teoria dia troppa importanza ai fattori ereditari. Ecco, allora, un secondo filone di studi.
Le esperienze ambientali
L’essere umano, fin dai primi momenti di vita, si muove, interagisce e si sviluppa in un sistema ambientale dotato di caratteristiche e peculiarità. Comunica e si esprime grazie alle sue tendenze genetiche, ereditate dai genitori, è vero, ma la dimensione in cui vive e respira ha un peso altrettanto rilevante.
Riflettiamo insieme:
Un conto è nascere e crescere in una città di mare, un conto in un paese di montagna.
Una cosa è vivere in una famiglia numerosa, un’altra è abitare in una famiglia con un solo genitore e senza fratelli o sorelle.
Il ragionamento non si basa su cosa sia meglio o peggio, bensì sulla presa di coscienza dell’importanza di queste variazioni che possono incidere nello sviluppo umano.
Le esperienze ambientali possono distinguersi in due tipologie: quelle condivise e quelle non condivise.
Le esperienze ambientali condivise sono tutte quelle esperienze che i fratelli condividono, come la personalità e le capacità dei genitori, lo stato della famiglia, la città in cui vivono…
Le esperienze ambientali non condivise sono, invece, le esperienze uniche del singolo individuo. Queste possono non corrispondere tra i fratelli, o tra i gemelli. Infatti, i genitori interagiscono diversamente con i propri figli e, a loro volta, i figli hanno un rapporto specifico con ciascun genitore. Inoltre, i fratelli (anche i gemelli) possono avere amici diversi, frequentare luoghi differenti e non praticare lo stesso sport.
Dunque, due fratelli, anche i gemelli, che vivono nella stessa casa possono avere personalità molto differenti tra loro proprio a causa delle esperienze non condivise che influenzano comportamenti e interessi.
Una terza prospettiva: l’epigenetica
Per raggiungere conclusioni più accurate ed esaustive, Gilbert Gottlieb propone la prospettiva epigenetica applicata al dilemma “interazione geni-ambiente”. Essa è una teoria, supportata da evidenze scientifiche, soprattutto in campo medico, che sostiene lo scambio bidirezionale tra i geni e l’ambiente.
Dunque, quale fattore è più importante? I Geni o l’ambiente? Risposta: entrambi!
I geni influenzano il comportamento, ma contemporaneamente l’esperienza influisce sull’espressione genica.
Cosa determina ciò che siamo? Tre aspetti, dunque, sono al centro: il genoma, l’ambiente, il fattore epigenetico.
L’epigenetica studia i meccanismi molecolari mediante i quali l’ambiente altera il grado di attività dei geni. L’ambiente guida l’efficacia della trascrizione genica. Quest’ultima, allora, dipende anche dalle nostre esperienze. Le esperienze ambientali possono modificare la funzione di un gene in assenza di variazioni della sequenza di DNA.
Un bambino eredita il patrimonio genetico dai suoi genitori. Consideriamo che questo bambino viva una condizione di stress (fattore ambientale) nei primi momenti del suo sviluppo. Tossine e stress possono inibire certi geni e potenziarne altri.
Questo cambiamento va a modificare il futuro comportamento del bambino.
Dopo questo percorso, per la comprensione dell’origine delle differenze individuali, possiamo affermare che i fattori genetici e quelli ambientali “lavorano” insieme nella definizione delle caratteristiche di una persona. I geni da soli non possono spiegare l’essenza di un individuo.
William Greenough, psicologo dello sviluppo contemporaneo, dichiara:
“Fattori ereditari e ambiente interagiscono tra di loro a tal punto che chiedersi se sia più importante la natura o la cultura, è come domandarsi se in un rettangolo sia più importante la base o l’altezza!”.
Dott.ssa Cristina Minotti
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Photo by Sharon McCutcheon, Juliane Liebermann, Daiga Ellaby , on Unsplash
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